Video
Village Italia 2: paesaggi della mente
Antonio Rovaldi (Parma,
1975. Vive e lavora a Milano) si è diplomato in scultura
con Hidetoshi Nagasawa e si occupa di fotografia e video, molto
spesso applicati al tema del paesaggio. Dal 1999 ha esposto in numerose
mostre collettive e personali in Italia e all’estero.
Antonio Rovaldi (Parma, 1975. Lives and works in Milan) has studied
sculpture with Hidetoshi Nagasawa, and is now working with photography
and video on the theme of landscape. Since 1999 he has participated
in many group and solo exhibitions, in Italy and abroad.
Antonio Rovaldi, Non
ricordo esattamente quando –
Video Appunti Vulcano
(2002) 7 min.
Il video è il primo di una trilogia incentrata sul paesaggio
italiano. In questa prima tappa, realizzata sui vulcani Stromboli
ed Etna, il confine tra paesaggio geografico e paesaggio della mente
diventa molto sottile. L’uomo che abbiamo davanti nello schermo
sembra assorto in una dimensione onirica o di dormiveglia, e non
è più possibile capire se ciò che vediamo è
un paesaggio reale o la proiezione di ciò che l’uomo
sogna.
The movie is the first step of a trilogy on Italian landscape. In
this first step, realised above the Stromboli and Etna vulcanos,
the boundary between geographic landscape and mental landscape becomes
very thin. The man we see in the screen seems to be dreaming or
half-awake, and we cannot understand if what we see is a real landscape
or the projection of the dreams of the man.
Marco Vaglieri (Milano,
1959) si interessa fin dai suoi primi lavori all’inizio degli
anni Novanta al tema esistenziale della relazione con gli altri.
Centrale nella sua ricerca è il tema della memoria, del ritrovare
nei luoghi in cui viviamo le tracce di chi ci è stato prima
di noi.
Since his early works Marco Vaglieri (Milan, 1959) is interested
in analysing our relationship with other people. Centre of his research
is the theme of memory, of discovering in the places we live, the
signs of people who where there before us.
Marco Vaglieri, Il
tempo che serve. Parte 1 (2002) 21
min
Il video è la prima parte di un ciclo più ampio sul
tema della guerra. Per 21 minuti sullo schermo si ripete identica
ed ipnotica l’immagine di un proiettile in volo su uno sfondo
nero (realizzata in 3D) e una voce femminile fuoricampo racconta
l’assurdità della guerra. Vaglieri, partendo da saggi
storici e analisi della Prima Guerra mondiale, scrive un racconto
per frammenti fortemente poetico e terribilmente attuale, che diventa
uno specchio dei rapporti tra singoli individui e tra gli individui
e la società.
The movie is the first step of a larger project about war. For 21
minutes we can see on the screen just a hypnotic warhead turning
on a dark back (in 3D) and we can hear a female voice telling about
the absurdity of war. Vaglieri, using historical essays and researches
about First World War, writes a very poetical and awfully up to
date story by fragments, that becomes a mirror of relationships
between individuals and between individuals and society.
Flavio Piras
(Piscina Gibas, Cagliari, 1956. Vive ad Asti) lavora con pittura,
scultura, fotografia e video, realizzando progetti molto complessi
in cui le diverse discipline si integrano.
Flavio Piras (Piscina Gibas, Cagliari, 1956. Lives in Asti) works
with painting, sculpture, photography and video, in very complex
projects that integrate all these techniques.
Flavio Piras, To
Remember (2003) 11 min.
Una frase accompagna questo lavoro: “Mi ricordo quando si
scriveva a mano e quando le nostre vite non erano un semplice cumulo
di dati nella memoria di un computer”. Una mano scrive su
un foglio una lettera che non possiamo leggere, ma di cui intravediamo
qualche parola. Davanti ai nostri occhi passano immagini in bianco
e nero accompagnate dalle musiche dei Sun, ‘Scarlatti rendering’,
bambini in pantaloni corti, corse in bicicletta, viaggi in piroscafo,
che restituiscono l’atmosfera di un tempo che non c’è
più.
“I remember when we used to handwrite, when our lives weren’t
a simple collection of information stored on the computer”.
One hand is writing on paper a letter we cannot read, just some
words, or some sentences. In front of us we can see black and white
images accompanied by the music of the Sun, “Scarlatti rendering”,
children wearing shorts, bicycle races, steamship trips, that give
us the atmosphere of a time that has gone by.
La ricerca di Luigi
Rizzo (Roma, 1971. Vive e lavora a
Milano) è incentrata sul tema dello spazio, sia fisico che
mentale, e sul problema della percezione visiva. Nel 2003 è
stato selezionato per il PS1 Italian Studio Program.
Luigi Rizzo’s (Rome, 1971. Lives and works in Milan) work
is focused on the theme of space, real and mental, and on the question
of visual perception. In 2003 he has been selected for the PS1 Italian
Studio Program.
Luigi Rizzo, Rêverie
(2003) 18 min.
Alcuni ragazzi raccontano strani episodi a loro capitati. In un
primo momento quello che descrivono sembra reale, ma dopo qualche
minuto ci si rende conto che i protagonisti stanno raccontando non
storie vere, ma sogni. L’effetto di disorientamento è
ottenuto dall’artista con l’utilizzo di immagini fortemente
realistiche e attraverso l’accorgimento di non far mai pronunciare
ai personaggi ripresi le parole ‘sogno’ o ‘sognare’.
Il video gioca sull’ambiguità tra apparenza ed essenza
e sulla difficoltà di stabilire con esattezza la natura di
ciò che si presenta davanti ai nostri occhi.
Some boys are telling strange episodes. At the beginning the stories
seem to be true, but after a while we realize that characters are
not telling true stories, but dreams. The disorientation depends
on the very realistic images, and because they never pronounce the
words “dream” or “to dream”. The movie plays
with the ambiguity between appearance and essence and with the difficulty
of affirming the nature of what we have in front of us. |