Video
Village Italia 1: Ottonella Mocellin
| Nicola Pellegrini
Il lavoro di Ottonella
Mocellin e Nicola
Pellegrini è incentrato sul
tema dell’identità e in particolare sul lato emotivo
e conflittuale delle relazioni di coppia. “Muoversi in due,
per il gioco degli opposti complementari, può dare esito
ad infinite variabili e a percorsi imprevedibili. La coppia diventa
ossessione, l’altro e’ specchio di sé.
Perché insieme si può andare praticamente ovunque,
e grazie all’altro esplorare le proprie zone oscure”.
Nella riflessione sul rapporto tra biografia e autobiografia, sulla
funzione del racconto orale e della memoria, l’uso della voce
e la semplifica-zione del linguaggio assumono un ruolo fondamentale.
The work of Ottonella Mocellin and Nicola Pellegrini is focused
on the theme of identity, especially on emotional and conflicting
relationships between two people as a couple. “By living together,
two people can discover unexpected paths and choices in life. The
idea of being as a couple becomes an obsession. The other person
is your mirror. Together you can go everywhere and explore yourself”.
The use of the voice and the simplification of the language play
an essential role in the reflection on the relationship between
biography and autobiography, and on the function of memory and storytelling.
Nicola Pellegrini,
Io sono, tu sei, egli è…
(2003) 18 min.
Un tram cittadino scorre davanti ai nostri occhi. Persone che salgono,
che scendono, che si incontrano casualmente per qualche istante.
La voce fuoricampo dell’artista si domanda se tutto è
in movimento, se le cose cambiano. “Cosa succederà
al capolinea?”. La risposta è che viviamo nell’incertezza,
l’unica cosa sicura è che siamo tutti in viaggio, uniti
agli altri da un filo invisibile, ma rinchiusi nella nostra solitudine,
nei nostri confini.
A streetcar passes in front of us. People get on, get out, meet
each other for a while. The voice of the artist is asking if everything
is moving, if things are changing. “What is going to happen
at the last stop?”. The only certain thing is that all of
us are on a journey, connected one to another with an invisible
thread, but closed in ourselves, in our solitude.
Ottonella Mocellin, Enduring
Love (2003) 5 min.
Il video prende spunto da una fotografia in bianco e nero degli
anni Settanta in cui sono ritratte l’artista e sua madre.
Ottonella Mocellin “anima” la fotografia mettendo al
suo posto la nipote e a quello della madre se stessa. Il lavoro
nasce dal desiderio di rivivere e analizzare a distanza di tempo
il rapporto con la propria madre, come ci dice la voce dell’artista
fuoricampo: ”A volte vorrei riuscire a prendere fiato. E tornare
almeno per un attimo in quel posto lontano nel tempo in cui io ero
te e lei era me”.
The movie starts from a black and white photograph made in the 1970’s,
where the subjects are the artist and her mother. Ottonella Mocellin,
in the movie, substitutes herself with her nephew and her mother
with herself. This work originates from the desire of understanding
the relationship with her mother thirty years later, as the artist’s
voice tells us: “Sometimes I would like to have a rest. And
going back, even for a while, in that place far away in time where
I was you and she was me”.
Ottonella Mocellin,
The Second Woman (2002) 11 min.
“The Second Woman” prosegue la ricerca dell’artista
sul tema autobiografico, ma con un valore universale, del rapporto
tra madre e figlia (come nel video precedente). Una donna torna
a casa ubriaca e, continuando a bere, comincia un dialogo con un
personaggio immaginario che la sgrida perché beve. Attraverso
uno sdoppiamento della voce il video racconta la relazione tra i
due personaggi e lascia emergere la paura della figlia di diventare
come la madre e, al contempo, il suo amore per lei. Sullo sfondo,
appesa ad una parete della casa, la gigantografia in bianco e nero
da cui è nato “Enduring Love”.
“The Second Woman” carries on the artist’s research
about autobiographical relationship between mother and daughter,
but with a more general meaning (like in the previous movie). A
woman comes back home, drunk, and while she is drinking more and
more she starts speaking with an imaginary character who is angry
with her because she is drunk. With the splitting of the voice,
the movie tells us the relationship between the two characters and
let us understand the fear of the daughter of becoming like her
mother and, at the same time, her love for her. On the back, hung
up on the wall, is the black and white photograph that is the point
of departure for “Enduring Love”.
Ottonella Mocellin | Nicola Pellegrini, La
canzone del minatore (2003) 6 min.
| Il carbone sotto la pelle
(2003) 15 min.
Questo progetto nasce dalla volontà di tracciare una sorta
di memoria sommersa del nostro paese attraverso le storie di alcuni
immigrati pugliesi che hanno dovuto lasciare la loro terra per cercare
lavoro in paesi lontani, e di riflettere sulla situazione attuale.
Il primo video è la documentazione di una “performance”
realizzata dagli artisti con il coro dell’associazione culturale
“La Sciuscitta” di Barbarano, in cui viene cantata la
“canzone del minatore”, scritta da Francesco Villani
(uno dei minatori di Barbarano). Il secondo lavoro è invece
un doppio racconto della vita di Angela e Lucio, anch’essi
emigrati da Barbarano per andare a lavorare nelle miniere del Belgio,
in cui le due storie parallele sono narrate, mantenendo il tono
intimo e personale del racconto originale, dalle voci degli artisti.
This project aimes at telling the unknown history of our country
through the histories of the Italian emigrants who left their native
place to find a job abroad, and at reflecting on today’s situation.
The first movie is the documentation of a performance the artists
made with the choir of the cultural association “La Sciuscitta”,
from Barbarano (Puglia), singing “The song of the miner”,
by Francesco Villani (one of the miners from Barbarano). The second
movie is a double story about Angela and Lucio’s lives, who
left Barbarano to go to Belgium to work in the mines. Here the two
parallel stories are told by the artists, with the intimate and
personal tone of the original ones.
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